DARIO BREVI
Dario Brevi
Silvia Editrice, 2012


Nell’affrontare questo testo, ovviamente monografico in quanto dedicato al percorso ormai trentennale di Dario Brevi, mi pare utile come premessa gettare uno sguardo all’andamento generale degli ultimi due decenni del secolo scorso, in Italia, ma con inevitabili collegamenti al panorama internazionale. Ormai, essendo a qualche distanza da quei fatti, è opportuno far partire un’indagine storiografica, che però sia di ampio respiro e non volta a premiare, come purtroppo succede, qualche “primo della classe” ai danni di tante altre figure ugualmente importanti. Nel condurre questa ricognizione per me, da buon fenomenologo degli stili quale sono stato nella mia lunga carriera universitaria, le tendenze vengono prima dei singoli protagonisti, ovvero, per dirla col Saussure, le “lingue” precedono gli atti individuali di “parole”, anche se pure di questi si deve tener conto, e alla fine sono proprio gli interventi firmati in prima persona che sgretolano le linee generali e fanno scattare i mutamenti. Si aggiunga un altro dato costante della mia riflessione critica, che i cambiamenti di “lingua”, ovvero di stile, sono sempre legati a fattori generazionali. Però, se si parla di episodi recenti, bisogna accorciare il tiro. Una volta, nel fiume della grande storia, le varie generazioni si succedevano a circa vent’anni di distanza le une dalle altre, nei tempi recenti invece bisogna prendere in considerazione intervalli temporali decisamente più brevi, dell’ordine di non più di un decennio. E dunque, se appunto vogliamo disegnare qualche tratto del passato recente, la scansione appare la seguente: tra il ’30 e il ’35 nascono i membri di un’ondata Pop, di
cui gli alfieri sono nel mondo anglosassone l’inglese Richard Hamilton e gli statunitensi Oldenburg, Lichtenstein, Warhol, ma con eccellenti corrispettivi presso di noi, che però non devono essere limitati al solto ambito romano degli Schifano e Pascali e Ceroli, per quanto incontestabile ne sia il valore, ma occorre includervi pure la colonia torinese, valida non solo con Pistoletto, ma pure coi suoi comprimari Gilardi, Nespolo, Mondino, senza dimenticare una situazione milanese degli Adami e Baj e Tadini, e anche la pattuglia pistoiese di Barni, Buscioni e Ruffi. Questo appunto perché la storiografia è un mestiere serio e non...


Renato Barilli

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CARATTERISTICHE
EDITORIALI:

- Formato 240x280
- 176 pagine a 4 colori
- Brossura filo refe
- Copertina cartonata plastificata opaca con argento a caldo
- Lingua: Italiano/Inglese


ISBN 978-88-96036-52-5
Euro 40,00